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commenti
In questa pagina sono riportati i commenti delle persone che hanno ascoltato il disco: non della stampa, bensì di quantɜ spontaneamente hanno inviato una propria reazione dopo l’ ascolto dei brani. Salvo un po’ di formattazione e lievi ritocchi, i testi sono stati mantenuti così come scritti nella comunicazione originale, per cui conservano la loro freschezza e il loro tono in molto casi informale.
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Non ti puoi distrarre e accettare un compromesso
[a proposito di “iridescenze”]
I tuoi testi sono davvero molto ricchi, non ti fermi al significato oggettivo delle cose. Le allegorie e i riferimenti sono tantissimi e il testo stesso è tutto basato su quelli… almeno credo.
Ogni parola non è banale… non ti puoi distrarre e accettare un compromesso, devi saper andare in fondo.Luisa Scarivaglione -
La tua cultura trasposta in bellissimi versi e canzoni
“Amore in fiore” mi piace molto molto. Bella l’intervista [su Dafenproject] e sorrido quando capisco che ti conosco un po’☺… Tu e la tua infinita ricerca di canti e tradizioni e qualche brevissimo passaggio insieme. Tu e la tua cultura trasposta in bellissimi versi e canzoni. Tu e la tua voce nascosta insieme a chissà che e questo tuo desiderio infinito di trovarla per tirarla fuori e lanciarla in aria… e poi riprenderla, coccolarla, gestirla, usarla… E mi pare tu ci stia riuscendo☺. Buon proseguimento!!!
Giada Grandinetti -
L’antibanalità
Che classe. E che poesia. Musiche davvero emozionanti!!! Sei l’antibanalità!
Angela Lucisano -
L’impianto armonico è jazz
Più ascolto le tue canzoni, più ne apprezzo le qualità armonico-melodiche. Complimenti! I brani hanno stili e sonorità differenti l’uno dall’altro, ma l’impianto armonico è jazz.
Ci sono tanti accordi, anche dissonanti, per cui, partendo da uno, non vai dove sarebbe naturale per la musica melodica andare: tu ti aspetteresti un accordo, invece si risolve su un altro. Che poi è una cosa caratteristica soltanto di alcuni cantautori, di pochi però… che hanno una ricerca diversa. Quindi mi sono piaciute queste strutture armoniche. Ma, devo dire, c’è voluto un ascolto approfondito.Carmelo Garreffa – pianista jazz -
Un talento pazzo, stranissimo. Lo trovo sorprendente.
[Dopo i primi ascolti in anteprima dei brani dell’album “Apo (volume 1)”]
Ho ascoltato/sto ascoltando “APO” e devo ammettere che lo trovo sorprendente.
Queste sono the first impressions. Anzi, nemmeno le prime, visto che ho avuto bisogno di qualche ascolto per estirpare delle valutazioni significative. E questo è un buon segno.
Sei un talento pazzo, stranissimo.
C’è intanto una patina compatta che avvolge i brani: sei riuscito a creare un’atmosfera, una cifra sonora che permea le tracce. A cosa assomiglia questa atmosfera? Non lo so, e questo è un punto a tuo favore. C’è qualcosa di sognante, claudicante e malato nelle tracce: in questa smanciata di canzoni storte puoi trovare schegge di vaudeville, un Branduardi provenzale mezzo ubriaco, un Battiato traviato sulla cattiva strada da Captain Beefheart. Tutto è storto, tutto è tremolante, le battute ritmiche ti fanno mancare gli scalini sotto i piedi, gli accordi sbandano come la trama in certi thriller che vedi senza audio di primo pomeriggio.
La triade che mi ha catturato di più è “Sotto coperta”, “La fune nel pozzo”, “Iridescenze”; mi sembrano racconti a puntate di una saga di avventure: subliminali, con le immagini pronte a uscire come in certi volumi rilegati dell’infanzia.Gianluca Veltri – giornalista musicale -
Capolavoro!!!
[a proposito di “sotto coperta”]
Che dire? Capolavoro!!! Ma come fai? Vuoi sapere cosa ho capito io? Per me parla della vita, del viaggio della vita, con la metafora dell’odissea che ognuno di noi attraversa.Anna Adriano -
Grande lavoro
Grande lavoro… Mai visto un album così ricco di dettagli sulla sua realizzazione… Grazie, Apo!!!
Gianluca Visciglia – percussionista -
Credere in ciò che si fa… SEMPRE
Ciao Apo, sono pienamente convinta che il connubio tra poesia e musica renda i tuoi brani densi di un’armonia e di un senso profondo che leggendo i testi si riesce a percepire fortemente. L’aver citato tutti coloro che hanno reso possibile questo tuo lavoro, ha fatto capire quanto sia generoso e altruista il tuo cuore. Tutto mi è piaciuto: dal significato di ogni brano alla parte tecnica dove spieghi anche le chitarre… E che dire delle foto che ti ritraggono nella spensieratezza e nella libertà del tuo essere? Non posso che complimentarmi con te e ti dico dal profondo del cuore di continuare nel perseguire questa meta….
Bravo, grande Apo!
È solo la pura verità. Noi in famiglia abbiamo una grande stima di te, che sei un artista che merita un successo più grande e so che di certo sarà così…
Credere in ciò che si fa… SEMPRE!!!
Cinzia Mazzocca -
Il pozzo diventa un meraviglioso viaggio
[a proposito de “la fune nel pozzo”]
Non so se ho le capacità giuste per poter giudicare un pezzo così articolato, ma mi riporta a scenari letterari che trovo interessantissimi.Il pozzo è meraviglioso, c’è uno scrittore, pazzo come te, che si chiama Haruki Murakami, che in quasi tutti i suoi libri mette un pozzo o il pozzo… scegli tu. Tra l’altro lui è un grande intenditore di jazz, gestiva in gioventù un jazz club, e nei suoi libri cita spesso compositori e brani che fanno un po’ da colonna sonora alle sue storie.
Il pozzo, che come tu ben sai si presta a molteplici metafore e per questo spesso agevola la descrizione di emozioni e tutte quelle faccende interiori difficili comunque da spiegare, ha già nella sua struttura qualcosa di magico perché è un contenitore ed i contenitori hanno tutti un certo fascino. Anche noi siamo dei contenitori, conteniamo noi stessi. La possibilità di cadere in un pozzo ci spaventa, ci terrorizza.
Perché? Perché è buio, perché è freddo, perché è costituito, circondato, ristretto da grosse pareti in pietra o in mattoni (in quelli più antichi) o in cemento armato (in quelli più moderni forse). Pareti che sono comunque mutate nel tempo. Così come anche il fondo -che rappresenta ovviamente il nucleo, il cuore del pozzo- viene modificato nel tempo e dal tempo.
Se guardi da giù c’è uno spiraglio, una via di fuga circolare visibile solo con la luce del giorno e lontanissima da noi. La strada, che conduce all’uscita, alla salvezza, è sempre in salita. Quanto ci somiglia un pozzo? E se attraverso un pozzo noi potessimo raggiungere il nostro nucleo?
Immaginiamo di caderci dentro: superata la fase di panico iniziale, non ci resta che poggiare la schiena alla parete ed il sedere sul cuore. Ad un certo punto, quando ormai ci sentiamo spacciati, da quel fondo compare una porta e noi la apriamo. Increduli e spaventati dobbiamo scegliere se andare o restare. Andiamo.
Entriamo in un’altra dimensione, parallela a quella reale, o meglio, a quella che noi riteniamo reale. Ci avventuriamo in strade sconosciute ed incontriamo personaggi strani mai visti prima. In quel cammino noi abbandoniamo le nostre pareti, abbandoniamo la sensazione claustrofobica dovuta alla ristrettezza che ci portiamo addosso ed entriamo nel nucleo. Qui, ci ritroviamo come eravamo da bambini, quando tutto era più naturale e semplice, quando eravamo veri e non ancora contaminati da influenze sociali stupide e grette. Se non avessimo raggiunto il fondo del pozzo saremmo mai riusciti ad entrare nel nucleo? Avremmo mai affrontato quella porta? La risposta è no. Dunque, ecco che il pozzo diventa un meraviglioso viaggio.
Jessica Jozzia -
È un trip
“Ti porterò lì” è un trip senza fare uso di sostanze psicoattive.
Diego Tedesco -
Non c’è nulla di scontato
Ho ascoltato “stronza” e “la fune nel pozzo” e con tutta la sincerità di questo mondo mi piacciono tanto, nel testo e nella musica. L’armonia non è per niente banale, ci sono così tante modulazioni. I testi sono ricercati, ironici. Mi piacciono tanto perché non c’è nulla di scontato.
Nives Raso – cantante -
Mamma, mettiamo Apo?
Mia figlia Eleonora di 4 anni, ogni volta che entriamo in macchina: “Mamma, mettiamo Apo?”.
Antonella Santagada -
Raffinatezza e poesia
Raffinatezza e poesia nel regalo che mi sono scelta per Natale: il tuo CD, Apo. Sofisticata la tua musica… Come leggere un libro impegnativo: le prime pagine sono un po’ “faticose”, ma più leggi e più ti appassioni.
Ines Picarelli -
Fuori dai soliti canoni commerciali
Lavoro molto originale sia nei testi che nella parte musicale. I brani, anche solo dopo un primo ascolto, restano subito in mente come un piacevole leitmotiv. Il booklet, curato in ogni sua parte, arricchisce e completa il contenuto… Veramente un bel lavoro, fuori dai soliti canoni commerciali.
Virginio Aiello – pianista